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Ambiente

CLIMA

"Salviamo il Lago Ciad"
maxiprogetto per l'Africa

A rischio fame trenta milioni di africani in quattro stati che si affacciano sul bacino idrico, in via di prosciugamento. La Fao e i governi dell'aerea mobilitati per la razionalizzazione delle risorse e per una grande opera idraulica di VALERIO GUALERZI


Il lago Ciad negli anni

Dalla teoria alla pratica. Il premio Nobel per l'economia � stato appena assegnato a Elinor Ostrom per il suo contributo allo studio delle risorse comuni, ovvero quei beni utilizzati dalle collettivit� e il cui consumo riduce le possibilit� di utilizzo da parte degli altri. Ora, a neppure una settimana dal verdetto dell'Accademia reale delle scienze di Svezia, il mondo ha davanti un caso da manuale su quanto sia importante tenere conto di questa disciplina.

Le ricerche della Ostrom si sono soffermate infatti in particolare sui diversi sistemi di sfruttamento delle risorse naturali e i casi in cui, nel corso della storia, gli uomini hanno saputo adottare atteggiamenti e soluzioni in grado di scongiurare un collasso dell'ecosistema. Esattamente quanto la Fao, l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'agricoltura e l'alimentazione, chiede che venga fatto nel bacino del lago Ciad, in Africa.

Il grande specchio d'acqua, il settimo al mondo per superficie, bagna ben quattro paesi (Ciad, Camerun, Niger e Nigeria) fornendo di che vivere a circa 30 milioni di persone. Questa inestimabile risorsa naturale � per� seriamente minacciata. Da circa quarant'anni il lago subisce un drastico processo di inaridimento dovuto alla variabilit� climatica e allo sfruttamento intensivo dell'acqua dei suoi affluenti. A questi fattori nell'ultimo decennio si � poi aggiunto il riscaldamento globale e secondo alcune stime basate sui rilevamenti satellitari della Nasa in assenza di un cambiamento il Ciad rischia di seccarsi del tutto nel giro di un ventennio.

Le difficolt� per l'agricoltura, la pastorizia e la pescicultura locale sono per� gi� evidenti e si sta assistendo ai primi fenomeni di migrazioni di massa. Per questo la Commissione del bacino del lago Ciad, un organismo regionale al quale aderiscono sette stati africani, chiede - con la collaborazione e il sostegno della Fao - alla comunit� internazionale di intervenire su due livelli: aiutando le popolazioni locali a sfruttare con maggiore razionalit� ed efficienza l'acqua che confluisce nel lago e finanziando un grande progetto per deviare il fiume Obangui nel Chari, uno dei due immissari del Ciad.

Il primo passo verso questo obiettivo � stato presentato oggi presso la sede romana dell'organizzazione della Fao. "Attraverso una gara � stato appena affidato a una societ� canadese lo studio di fattibilit� per verificare se � possibile mettere in piedi questa megaopera di fondamentale importanza per la sopravvivenza del lago Ciad", spiega Maher Salman, dirigente tecnico della Fao. "Nel giro di un anno e mezzo - aggiunge - sapremo se la nostra idea � realizzabile dal punto di vista finanziario, economico e ambientale". L'intervento di ingegneria idraulica per salvare il lago � infatti molto articolato e prevede tra le altre cose la costruzione di una diga a Palambo, sull'Obangui, la creazione di due canali artificiali (uno dei quali navigabile) e due porti fluviali. "Se l'opera verr� realizzata i benefici non saranno solo per il lago, ma anche per le economie della regione, con la creazione di una centrale idroelettrica e nuove infrastrutture per i trasporti su acqua", ricorda Salman. "La Commissione di bacino - sottolinea ancora il dirigente Fao - � un felice esempio di cooperazione tra stati africani e un importante strumento di pace e sviluppo. Una volta ottenuto lo studio di fattibilit� istituzioni e agenzie di finanziamento internazionali non dovrebbero esitare a sostenere questo progetto in grado di rimediare a un destino altrimenti drammatico".

© Riproduzione riservata (16 ottobre 2009) Tutti gli articoli di Scienze e Ambiente

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